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domenica 27 febbraio 2005



Questa ragazza è al tempo stesso la violenza dell'istante e le steppe infinite del sogno. 
È impossibile non amarla, ma è anche molto doloroso perché la paura di vederla sparire già annebbia la sua immagine. 
Allora, per non restare pietrificato, per non scivolare nell'acqua, il viaggiatore si siede su una pietra e tenta di convincersi che si trattava solamente di una fata.


Lou Siam

venerdì 25 febbraio 2005



Trecento chilometri, di inverno, al volante di una vecchia R5.
La casa troppo grande e troppo fredda.
Il gelo della notte scende su troppi visi sconosciuti stretti intorno al caldo fatiscente di un camino.    
I nervi che si impregnano lentamente di alcol benefico. E le anche, fasciate da un abito molto corto, danzano con voluttà dei blues di John Lee Hooker. 
Le spalle e le mani che sfiorano tutti questi corpi sconosciuti. 
Il viso ossessivo di un ragazzo maldestro e muto. 
Il cervello scivola piacevolmente nella campagna e lascia il desiderio bruciare nel ventre.
La notte, di un freddo crudele, si distende come una salsa, mentre quelle anche fasciate, in un abito molto corto, continuano quella danza voluttuosa... e la stanchezza morde le gambe. 
Una vena pulsa violenta nella tempia; sabbia sotto le palpebre... e sempre questo viso ossessivo, e sempre questo desiderio insoddisfatto... ancora blues. E lo sfinimento.  
Svegliarsi bruscamente col corpo in milioni di pezzi mischiati alla rinfusa, e gettarsi nell'oscurità ghiacciata appena vestita di alcuni veli impalpabili. Accovacciarsi per pisciare. La pelle blu prima di sentire il proprio calore interno lasciare il corpo in lunghi zampilli, temendo di morire di ipotermia, svuotata dalle proprie forze vitali. 
Ritrovarsi il sedere su una lastra fredda come un serpente, le dita rigide che rinunciano a sbrogliare dei lacci ricalcitranti. 
Ai piedi grosse scarpe dal proprietario incerto. 
Al ventre un vuoto insistente... e lo stesso vuoto alla testa. 
Dirsi solamente che essere vivi è una buona cosa.


Lou Siam 

domenica 20 febbraio 2005



Avevo appena scoperto l’orribile notizia che ogni esser umano scopre un giorno o l’altro: quello che ami, tu lo perderai. “Quanto ti è stato dato, ti verrà ripreso”: è così che formulai il disastro che sarebbe diventato il ritornello della mia infanzia, della mia adolescenza e di tutte le successive perizie. “Quanto ti è stato dato, ti verrà ripreso”: tutta la tua vita sarà scandita dal lutto.
[...] Di fronte alla scoperta di questa futura spoliazione, esistono solo due comportamenti possibili: o si decide di non legarsi agli esseri e alle cose, allo scopo di rendere meno dolorosa l’amputazione oppure, al contrario, si decide di amare ancora di più gli esseri umani e le cose, di mettercela tutta.
“Siccome non passeremo molto insieme, ti darò in un anno tutto ciò che avrei potuto darti in tutta una vita”


La metafisica dei tubi, A. Nothomb  



Ho bisogno, di emozioni. Donami una tua emozione…  e scalderò una parte di te con le mie mani, lentamente ma intensamente. Solo una tua emozione per me…
Io sarò le tue mani per farti vibrare. Sarò i tuoi occhi per leggerti i miei. Sarò i tuoi pensieri da dedicarci. Sarò le tue giornate da riempire...

venerdì 18 febbraio 2005



Capita di barcollare, ma sarebbe stupido cadere, anche se è consentito...
Capita di essere stanchi, ma sarebbe stupido cadere, anche se è consentito...
Capita di cadere, ma sarebbe stupido volersi rialzare subito, anche se è consentito...
Capita di non riuscire a rialzarsi, ma sarebbe stupido non riprovarci, anche se è consentito...
Lasciatemi un po' steso a terra... solo un momento... voglio solo tirare il fiato. Poi mi rialzo... promesso.