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lunedì 27 dicembre 2004




























Sentire dentro un'emozione... Sentire dentro un piacere sottile... il piacere di guardarti, vedere il tuo piacere di mostrarti, il piacere di sapere che ciò che mi mostri è anche quello che hai dentro, la tua voglia di vivere, il tuo essere aperta e piena... libera.
Sentire un'emozione... Sentire nelle orecchie un piacere sottile... il piacere di ascoltarti, il piacere di poter guardare le tue parole scorrere, il piacere di sapere che ciò che le tue parole dicono sono quello che hai dentro, la tua voglia di vivere, il tuo essere aperta e piena... libera.
Sentire un'emozione... Sentire sotto le mie dita un piacere sottile... il piacere di sfiorarti, il piacere di poter sentire la tua pelle scorrermi sotto, il piacere di sapere che ciò che la tua pelle dice viene da dentro, dalla tua voglia di vivere, dal tuo essere aperta e piena... libera.
Sentire un'emozione... Sentire sotto la mia pelle un piacere sottile... il piacere di averti dentro, il piacere di poter sentire la tua anima che gioca con la mia, il piacere di sapere che ciò che la tua anima scambia con la mia è quello che hai dentro, la tua voglia di vivere, il tuo essere aperta e piena... libera.
Sentirci avvolti d'emozioni... Sentirci dentro un piacere sottile... il piacere di poter vivere la propria natura, il piacere di appartenere alla stessa natura, il piacere di sapere che ciò che la nostra natura si scambia è quello che abbiamo dentro, la nostra voglia di vivere, il nostro essere aperti e pieni... liberi.

E fra queste emozioni perdiamoci... perdiamoci senza speranza.

martedì 21 dicembre 2004

Non riesco a cliccare su quel "cancella". Non ci riesco.
E poi mi spiacerebbe che alcuni affezionati IP non trovasse più niente qui. Grazie della tua presenza costante, chiunque tu sia.
C'è un cambiamento in atto... c'è un tentativo di cambiamento in atto. C'è la voglia e il bisogno d'un cambiamento definitivo.
Non so se riuscirò mai a perdonarle d'avermi in un certo senso mandato "fuori rotta". La retromarcia è ingranata e devo accelerare sollevando la frizione di colpo senza guardare indietro o nel retrovisore.
Voglio ritrovare la voglia di riscrivere qui...
In fondo può anche essere che gli uomini siano scopabili... né più e né meno di quanto lo siano le donne.
In fondo può anche essere vero che tutti gli uomini hanno un prezzo... né più e né meno di quanto lo abbiano le donne.
In fondo può anche essere vero che gli uomini ragionino col pisello... né più e né meno di quanto le donne ragionino col culo.
Quindi l'ago della bilancia resta sempre in equilibrio.









mercoledì 8 dicembre 2004

Last post


 



Le mie mani sporche dei tuoi umori. Il tuo sangue rosso cola fra le mie dita, rapprendendosi lentamente, mentre il fumo mi penetra nel naso a scacciarne l'odore.
Sono lì da ore, a guardarle, a guardarti... nel mio buio più profondo.
Ti ho uccisa!, finalmente... e non sento alcun rimorso.
Dovevo fare una scelta, e qualcuno doveva morire: uccidere o te o me...
e ho scelto te.
Non volevo le tue lacrime... non le volevi nemmeno tu... come non volevo la maschera... e non la volevi nemmeno tu... ma volevo insegnarti a fartela piacere.... a gustare i vantaggi che poteva darti... a godere se tu avessi trovato chi sapeva togliertela... a godere di chi potesse leccare le tue lacrime...
Spero
che il vento del tuo destino ti porti in alto, a danzare con le stelle, mentre io riprendo il mio cammino, finalmente... finalmente da solo.
Mi nutrirò di pezzi
della mia coscienza, del mio orgoglio, delle mie paure, della mia onestà, dei miei ricordi...
ingoiando tutto, senza masticare.
Quando non avrò più niente da ingoiare di questo passato, ce ne sarà un altro... e poi un altro... e poi un altro ancora, finché anch'io ne farò parte.


mercoledì 1 dicembre 2004

















Mi dai quello che non avrei mai sperato d'avere... mi dai tutta te stessa.
Abbiamo saputo creare il nostro mondo e viverlo, viverlo pienamente, nonostante le difficoltà.
Ogni cosa al suo posto nel nostro caos... e tu perfetta nella tua imperfezione, e io forte nella mia debolezza...
Ma nella nostra fogna, fottuta bastarda, non c'è spazio per docce e idromassaggio.
Nella nostra fogna, non c'è posto per lenzuola profumate.
Nella nostra fogna, non c'è spazio per la mia mano che accarezza i tuoi capelli.
Nella nostra fogna, non c'è posto per sussurri prima di dormire.
Nella nostra fogna, il buio deve essere buio e la paura deve essere paura.
Nella nostra fogna, non c'è spazio per passeggiate in riva al lago, mano nella mano.
Nella nostra fogna, ci sei Tu con le mani appoggiate alla mia macchina mentre mi mostri la parte migliore di te stessa, con la gonna sollevata o i pantaloni calati, al freddo... al freddo d'un bosco lontano, e l'unica cosa bianca e pulita sarà la neve attorno, prima d'essere chiazzata di giallo.
Nella nostra fogna, sentirai solo l'abuso della tua parte migliore... sentirai che "quella" è la parte migliore che puoi darmi.
Nella nostra fogna, non sentirai fame e non avrai sete perché avrai tutto quello che il tuo corpo ha bisogno.
Usa il culo Amore... usa il culo Rù... usa il culo, fottuta Donna... Usa il culo e non pensare a altro quando sei col tuo Uomo... lui, nella nostra fogna, ti vuole così.
Dopo ci sorrideremo, in una vasca profumata, prima che le lenzuola ci avvolgano a scambiarci il fiato e sussurrarci amore, prima che il buio non faccia più paura perché ci sapremo protetti... prima di ridere, insieme, a un nostro nuovo giorno.

giovedì 25 novembre 2004



Non ci facciamo niente di male e non facciamo niente di male... Non ci facciamo niente di male andando dove gli altri non sanno andare...
Noi siamo gli scrittori delle nostre trame... Noi siamo protagonisti in scena. Nei titoli di coda dei nostri film non potremo mai scrivere che "ogni riferimento è puramente casuale"... Non recitiamo per stupire... non recitiamo mai, viviamo solamente "il nostro bianco, il nostro nero e il nostro intermezzo".
E noi non possiamo desiderare niente di più perchè la fogna è il posto giusto dove poterci guardare negli occhi... la fogna è il posto giusto dove poter fondere le nostre anime... la fogna è il posto giusto, lontano da tutti, dove vivere liberi i nostri sentimenti...

mercoledì 24 novembre 2004

Mi hai insegnato...



Mi hai insegnato che le parole più profonde possono anche non essere dette, quando si sanno sentire ugualmente, e m'hai insegnato parole vecchie e quasi dimenticate, togliendo loro quella patina a cui tempo e abitudine avevano nascosto il significato.
Mi hai insegnato cosa vuol dire appagamento... l'appagamento di una vita, una vita sempre vista prima alla finestra. L'appagamento che sa dare un pensiero, un'emozione, il ricordo d'una voce, una lettera, una poesia non sempre capita fino in fondo, una notte passata su un divano.
Mi hai insegnato la bellezza dell'attesa... quell'attesa che la mia frenesia rigettava in vortici di giochi e d'emozioni vuote e false, condite da parole e movenze sempre uguali, lette e imparate, di nascosto dalla vita, da un copione polveroso trovato e rubato in un teatro abbandonato.
Mi hai insegnato cosa vuole dire incertezza e imperfezione... nel loro significato più profondo, che è l'esatto contrario di quello che sta scritto sul dizionario di tutti gli altri, in tante altre parole diverso dal nostro.
Mi hai insegnato cosa vuol dire altalenanza... facendomi sentire un bambino spaventato quando la spinta era troppo forte, spinta che non ha fatto chiudere gli occhi alla paura che ti fa roteare il mondo attorno, e senza voler scendere per sentire la terra salda sotto ai piedi.
Mi hai insegnato cosa vuol dire insicurezza... quell'insicurezza che il mio egoismo m'aveva fatto dimenticare perché sempre e solo: "Io".
Mi hai insegnato cosa vuol dire paura... facendomi condividere la tua, facendomi assaporare la mia, lentamente, minuto per minuto, giorno per giorno.
Mi hai insegnato leggere... a leggere con gli occhi giusti, sorridendo, a volte, di quello che offri a tutti, dandogli la giusta importanza... un importanza che rende immensamente più importante quello che dai solo a me, quello che "gli altri non sanno che...".
Mi hai insegnato il significato di profondo... profondo legato alla parola "legame"... quel legame, quella corda che ci stringe forte, senza fare capire a nessuno, nemmeno forse a noi, sul corpo di chi è il nodo iniziale e quello finale.
Mi hai insegnato che le parole "mio" e "tuo" non hanno ragione di essere, così come mi hai insegnato cosa vuol dire "plurale".
Mi hai insegnato che tutte le parole hanno un loro contrario, ma se questi contrari si sanno fondere, il risultato rasenta la perfezione.
Mi hai insegnato la parola orgoglio... quell'orgoglio "sano", senza presunzione, che provo quando mi giro e ti vedo al mio fianco.
Mi hai insegnato la parola cazzo... e mi hai insegnato che non è un "cazzo" a fare un uomo.
Ecco...
Prima che tu m'insegnassi tutto questo ero solo un "cazzo"... un "cazzo" con un uomo attorno.

 

martedì 16 novembre 2004



Onore? Dignità? Rispetto per me stesso?
A pensarci bene non ho avuto nessuna di queste cose e nemmeno me n'è mai fregato un cazzo.
Non ho chiesto di nascere. Ma, se si potesse, dopo aver guardato la cassetta della propria vita chi mai lo chiederebbe?
Non sono riuscito a farmi amare, e ho quasi sempre preso decisioni sbagliate.
Non sono riuscito a fare capire quanto amavo.
Non riesco a fare capire quanto amo, e fra Noi ho sempre sbagliato io.
Lascio che la vita decida per me.
O vuoi che decidiamo insieme chi sedrà su quella sedia?

 

lunedì 15 novembre 2004

Pain



Quando non ho avuto più nulla da perdere, ho ricevuto tutto. Quando ho smesso di essere chi ero, ho incontrato me stessa.
Quando ho conosciuto l'umiliazione e la sottomissione totale, sono stata libera. Non so se sono malata, se è stato un sogno, o se accade una volta sola. So che posso vivere senza tutto ciò, ma io vorrei incontrarlo di nuovo, ripetere l'esperienza, spingermi oltre il punto in cui sono arrivata.
Avevo paura del dolore, anche se non era forte quanto l'umiliazione - era solo un pretesto. Nel momento che ho avuto il primo orgasmo dopo molti mesi, nonostante i molti uomini e le molte cose diverse che hanno fatto col mio corpo, mi sono sentita - è mai possibile? - più vicina a Dio.
Mi sono ricordata quello che Lui ha detto sulla Pesta Nera, sul momento in cui i flagellanti, nell'offrire il proprio dolore per la salvezza dell'umanità, scoprirono il Piacere.
Io non volevo salvare né l'umanità, né lui, né me stessa. Semplicemente mi trovavo lì.
Il sesso è l'arte di controllare la mancanza di controllo.

 


(da: Undici minuti, di Paulo Coelho)


C'è sempre una donna o un uomo, nella vita, che ti spaventa e ti sottomette totalmente ai suoi capricci.

sabato 13 novembre 2004

Un po' di me...

Credo solo in due cose, nelle donne e nella morte. Spero che la morte non provochi la stessa nausea che certe donne provocano.
Forse credo anche nella reincarnazione, sarà per questo che provo un prepotente desiderio di rientrare nell'utero di chiunque.
Non condanno la masturbazione. E' fare del sesso con qualcuno che ami e poi è la primaria attività sessuale del genere umano.
Non condanno la sodomia...
è spiritualmente edificante per le sue difficoltà e i suoi tormenti.
Non condanno la mezz'età...
anche se non va considerata senza orrore.
Non condanno i promiscui.
Chi è in fondo una persona promiscua? È uno che ha una vita sessuale più attiva della tua.
Non condanno i puttanieri...
Il sesso e' la cosa piu' bella, naturale e pura che i soldi possano comprare. E poi tutte le foglie di fico, una volta tolte, presentano dietro il cartellino del prezzo.
Considero il sesso innanzitutto una cosa molto visiva. Vedo una donna e penso: è scopabile, no non è scopabile. E chi sostiene di non pensare così, è un bugiardo.
Non sono mai riuscito a dire ad una donna che era stato un piacere stare con lei se lo "stare" si riferiva a una conversazione.
Chiudo con Peter Devries:
Il sesso nel matrimonio è come una medicina. Tre volte al giorno per la prima settimana. Poi una volta al giorno per un'altra settimana. Poi una volta ogni tre o quattro giorni fino a guarigione.











domenica 7 novembre 2004

Appartenenza



Chissà cos'è l'appartenenza.
Chissà cos'è l'annullamento.
Un illusione?
Uno stato mentale solamente?
Uno stato mentale e fisico?
Un elastico portato stretto al polso?
"Sono tua"... Ti appartengo... ma come voglio io, però."... più o meno consapevolmente pensato, ma non detto.
Strano modo di concepire l'appartenenza.
Strano modo di concepire l'annullamento.
Restano questi punti interrogativi che non saranno svelati.
Ma perché svelarli? C'è uno standard di appartenenza, di annullamento?
Forse è solo uno stato mentale, come il desiderio di qualsiasi cosa che quando hai a portata di mano ti fa scappare via spaventata.
Più facile cullarsi nel proprio buio... Perché accendere luci che svelerebbero quello che non sei, non sai essere, non puoi essere?
Più facile sedersi su uno scoglio e guardare le onde che ti portano alla deriva...
Difficile staccarsi da quelle placide onde che ti cullano, ti trascinano, ti proteggono dall'esterno, ti danno l'illusione di guidare, senza nessun'altra possibilità, la tua vita.
E se scoprissi poi che potevi non andarci alla deriva?
E se scoprissi poi che anche il corpo ha bisogno di esprimersi al di là delle parole?
No...
Blogga...
Puoi farlo all'infinito...
Spogliati dei vecchi panni, vecchi template, vecchi blog... creane di nuovi... non costano niente, non fanno male e sarai sempre tu la tua padrona.
E quello che ho scritto non è qualcosa di non profondo... se sai ancora leggermi.

 

sabato 6 novembre 2004

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."

(I. Calvino)

venerdì 5 novembre 2004

Ci sono troppo affezionato... e allora "Esterno impropriamente".

Dice... Alle donne lo metti nel culo ma non in testa. E perché metterglielo in testa? Basta nel culo, è più appagante e meno faticoso.
Dice... Tira più un pelo di figa che una pariglia di buoi. E quelle che se la depilano?




giovedì 4 novembre 2004



Sangue... dolcezza... colori sfumati che si mischiano l'uno nell'altro.
C'è un corpo di donna nudo, macchiato di sangue, tenuto stretto, ma non dolcemente, no... tenuto da una mano avvinghiata nella pelle. Le unghie lasceranno segni rossi e piccole macchioline di sangue... striature che volgeranno al viola per poi scomparire, lentamente.
Lei dolcemente abbandonata, con grazia da ballerina, a quella mano che la stringe... senza sentire il dolore delle unghie che la penetrano. Abbandonata al dolore, ma sicura che la presa non l'abbandonerà.
Sospesa in quel vuoto lo sfida... lo deride... deride le paure che prima le provocava.
Ne rimane ancora una, una sola. La paura che la sua pelle possa cedere, possa strapparsi. Sì... la sua pelle, quella... quella è l'unica cosa che può tradirla perché la mano la stringe forte... non l'abbandona mai.
Ebbra di sicurezza e paura, dolcemente abbandonata finalmente, senza pensieri se non quello d'alzare lo sguardo e incontrare quegli occhi che la guardano nell'anima e ricambiare lo sguardo per guardare anche lei nel profondo di quegli occhi fino ad entrare giù... giù... dove gli altri non hanno mai visto.
Dolore che si trasforma in piacere e piacere che diventa dolore.
Sicurezza piena di paura e paura di una sicurezza mai provata prima.
Stato cosciente d'incoscienza. Incoscienza vissuta in una realtà mai così solida.
Offerta del suo corpo nudo per svelarne la vergogna e la purezza, perché l'uno diventi l'altro, perché l'uno si mischi con l'altro, perché l'uno non rinneghi l'altro, perché l'offerta non sia di una parte sola ma della sua completezza di Femmina e di Donna.
Un immagine piena di sfumature che il disegnatore ha aggiunto poco per volta per completarla, senza fretta, piano piano senza forzare la mano - anche nella vita bisogna aggiungere sfumature senza forzarle - , ma dove domina quel viola e quel corpo di donna sospeso nel vuoto.
Lui quasi non si vede o, se si vede, si vede un attimo e poi scompare.
E' lei la più forte dei due... è lei che può cadere... è lei che si mette in gioco affidandosi a quelle unghie che gli si piantano nella carne.
E' lei che rischia di scomparire inghiottita da quel vuoto e con la carne a brandelli.
Rischia..., ma non succederà. Lei lo sa che non succederà... e è per quello che ha cercato e scelto quella mano... Quella e non un'altra.

 

giovedì 28 ottobre 2004



Così voglio immaginarti, così voglio vederti.
Così t'ho conosciuta, così t'ho immaginata e così voglio che resti... a quattro zampe, nella polvere, nello sporco.
Così voglio che ti vedano gli altri, così voglio che ti sognino gli altri... un corpo, solo un corpo da usare e da abusare.
Solo un animale che si espone a quattro zampe, mostrando la parte migliore di se a chi lo guarda da dietro.
Intoccabile... un sogno... un sogno proibito... un immagine che tormenta le notti e che spreme di desiderio facendoti alzare spossato.
Lasciamoli sognare... lasciamo che sputino tutto il loro odio per non poterti toccare.
Lasciamo che non sappiano della tua parte pura, lasciamoli nel sogno.
Quella è mia. Quella è un dono che mi stai facendo giorno per giorno fra mille incertezze e mille paure.
E io so aspettarti, voglio aspettarti. Voglio aspettare la tua completezza in mezzo allo sporco più sporco e al puro più puro.
Voglio aspettare notti buie da passare insieme e giorni pieni d'azzurro. Voglio aspettare le tue violenze e le tue dolcezze. Voglio aspettare il nostro sereno dopo le tempeste.

 

sabato 23 ottobre 2004



Resta l'immobilità dell'ultimo momento.
Poi la decomposizione... lenta e inesorabile lascerà solo polvere mischiata a altra polvere.

venerdì 22 ottobre 2004

Dovrei rassegnarmi al mio "non funzionamento", o al mio funzionamento "rovesciato". In fondo non ci sarebbe niente di male. Perché non riconoscerlo. Dire che "creo" è esagerato, quindi dico che faccio le cose già immaginandone la fine. Parto vedendo già il traguardo, ma non il traguardo da oltrepassare a braccia alzate e ben attento a far leggere lo sponsor sulla maglietta, ma quel traguardo già abbandonato da tutti, dove arrivi solo, spompato, senza pubblico... al massimo ci trovi le cartacce e le lattine vuote.
Ma è quello il bello... immondizia attorno e nessun pubblico, per tirare il fiato sotto una doccia gelata.
Tendo a far male, voglio far male, faccio male... è più forte di me... voglio "distruggere" sapendo di soffrirne per primo.
Dovrei mettere un cartello all'ingresso: "Sicuri? Guardate che sarà sicuramente così... Avvisati... Declino ogni responsabilità. Cazzi vostri poi..."
Amore, amicizia... uno complementare all'altro.
Sesso... Quale?
Quello "adorante"?
Quello "classico"?
Quello "strano"?
Quello delle "carezze" e "sfregamenti"?
Quello "ce l'ho lungo; ce l'ho corto; duro tanto; duro poco..."?
Quello della sigaretta, dopo, chiedendosi "le sarà piaciuto... me la darà ancora o ho fatto una figura da cazzo? Cristo!!! potevo resistere un po' di più..."
Ci sono i buoni samaritani e m'invento la categoria dei "cattivi samaritani", come una volta m'inventai il futuro "remoto".
Giusto per curiosità vorrei saperne le motivazioni, ma non per guarirne. Non mi sento "malato"... solo per curiosità... magari il 12 maggio del 1978 m'è successo qualcosa che m'ha portato a questo... o il 30 settembre del 1965, che ne so.
Voglio solo "fare male"... è più forte di me. Devo solo avere partner giusti... partner che si specchino in me... un mio "rovescio". Ecco... ho bisogno d'un mio "rovescio".
D'altronde lo specchio non restituisce l'immagine rovesciata?

lunedì 18 ottobre 2004

Affiancati... aggrappati... teniamoci per mano... andiamo via... ti porto lontano, portami lontano, portiamoci lontano. Dove non so, dove non sai, dove non sappiamo, ma ovunque si possa dimenticare quello che è passato, ricordandolo sempre, senza paure, senza mai perdere il coraggio di vivere la nostra purezza e il nostro sporco. Senza mai perdere il coraggio di non cambiare. Senza mai perdere l'orgoglio di camminare vicini e con l'orgoglio della nostra appartenenza estrema.

domenica 10 ottobre 2004



Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande che sono simili a stanze chiuse
e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che non possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivi le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.

di Rainer Maria Rilke

 

mercoledì 6 ottobre 2004

Anche questa mattina mi sono svegliato
e il muro la coperta i vetri la plastica il legno
si sono buttati addosso a me alla rinfusa
e la luce d'argento annerito della lampada


Mi si è buttato addosso anche un biglietto di tram
e il giallo della parete e tre righe di scritto
e la camera d'albergo e questo paese nemico
e la metà del sogno caduta da questo lato s'è spenta


Mi si è buttata addosso la fronte bianca del tempo
e i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto
e la nostra separazione e quello che siamo


Mi sono svegliato anche questa mattina
e ti amo.


(Nazim Hikmet)










martedì 5 ottobre 2004

Alla rinfusa


Mise di fretta e alla rinfusa le poche cose che s’era portata in quella sacca nera che aveva comprato all’inizio dei loro incontri. Se n’era andato... non sarebbe tornato più. Non aveva lacrime, né ne tratteneva. Solo un dato di fatto nella sua testa: era finita. Si stupì della sua reazione. Quante volte aveva immaginato la cosa? Quante volte aveva voluto prepararsi a quella possibilità? Quanti discorsi tranquillizzanti s’era preparata? Infinite, infiniti... e forse era per questo che “prendeva atto”…, solamente quello.
Tante volte aveva recitato nella sua mente quella scena che e ora si muoveva come un’attrice alla centesima replica, con gesti misurati e sicuri, seguendo quel copione immaginato.
Scacciò un ricciolo sulla fronte. Un gesto abituale, un gesto che anche lui le faceva spesso quando i suoi capelli le cadevano sugli gli occhi mentre facevano l’amore… voleva vedere… voleva vedere sempre i suoi occhi. Fu quello, fu quel gesto che la risvegliò. L’attrice improvvisamente dimenticò la sua parte e il suo corpo non rispose più agli impulsi che gli arrivavano. Si trovò seduta sulla “sua” poltrona, il viso nelle mani che avevano perso la sicurezza dei gesti e che cominciavano a tremarle. Buttò indietro la testa e si lasciò andare. Per la prima volta, dopo tanti mesi, era sola, di nuovo sola, disperatamente sola.
Si immaginò allo specchio l’indomani mattina, la prima mattina in cui non avrebbe avuto un sms con il buongiorno.
Come si sarebbe vista? Chi avrebbe visto?
Pensò a quello che era prima, prima che arrivasse lui, e scacciò quell’immagine estranea ma incombente e opprimente.
Pensò a come s’era specchiata la mattina pensando a quell’incontro, e si ricordò la bellezza dei suoi lineamenti distesi, della sua voglia d’abbracciare il mondo, di abbracciarsi e ballare con se stessa.
Alla seconda boccata della sigaretta che aveva acceso, cominciò a piangere.
Era solo una bambina che aveva perso la mano calda che l’accompagnava. Una bambina spaventata dal mondo che la circondava. Una bambina senza protezione… e la poca luce che filtrava dalla finestra di quella stanza in penombra le fece riprovare la sensazione della paura del buio, una sensazione persa da quando aveva cominciato a condividerlo con lui, e ora i fantasmi tornavamo a martellarle le tempie… e un odore intenso di farina le salì alle narici.
Sentì la vescica improvvisamente piena, ma non osò muoversi… avrebbe lasciato tracce su quella farina, e un altro “lui” si sarebbe accorto che si era alzata a fare la pipì.
Improvvisamente si scosse. Non era nella cameretta della sua infanzia, ma nella casa in cui era stata “donna”. Donna completa, donna che amava, che amava d’amore mai provato, e che sapeva essere amante depravata per il suo uomo a cui non bastava mai. Donna bambina per un altro “lui” che avrebbe lasciato una traccia nella sua vita.
Non riusciva a alzarsi… aveva paura di lasciare anche lì tracce nella farina, e se lui fosse tornato avrebbe capito che s’era alzata per andarsene, e non voleva andarsene. Improvvisamente sentì caldo fra le cosce, e risentì quel calore che provava quando lui l’accarezzava fra le gambe. Invece era calore diverso… era la sua vescica che s’era svuotata senza che lei se n’accorgesse. Cominciò a tremare e passi cadenzati gli rimbombarono in testa. Rivide una cinghia… quella cinghia nera che aveva violentato la sua pelle, mentre “lei” si defilava per non vedere…
Non avrebbe urlato, non avrebbe urlato nemmeno quella volta. Sarebbe uscita dal suo corpo per andare a camminare sulle riva di un lago dorato, cullando Minnie fra le sue braccia, mentre la sua pelle avrebbe perso candore per diventare rossa… sempre più rossa a ogni nuovo sibilo.
La poltrona di pelle non assorbiva, e lei continuò a stare in quel “lago dorato” della sua urina, con quell’odore acre che si sentiva addosso.
Quante volte era stato piacevole sentirlo quando lui le riempiva la bocca guardandola fissa negli occhi. Quante volte era stato piacevole sentirlo mentre le loro bocche s’univano in quel bacio “sporco” ma puro, d’una purezza che è la condivisione estrema dei propri corpi. Una bocca meravigliosa… meravigliosamente sporca… quella stessa bocca che baciava la figlia riusciva a degradarsi per il proprio piacere, per il piacere del proprio uomo.
Si bagnò le dita e le portò alla bocca per riassaporare quel gusto, ma un conato di vomito le venne improvviso. Non era la stessa cosa… non era lo stesso sapore… non era condivisione… era solo piscia in bocca, piscia stomachevole.


“Mamy mi sono persa… mi sono persa di nuovo… t’ho delusa… non ce l’ho fatta, ma lo volevo sai?… è la cosa che ho voluto più di tutte. Mi perdoni Mamy?... Mi perdoni?”


Ma anche questa volta Mamy se ne andò, leggera, impalpabile, per non vedere la sua bimba coi jeans bagnati fra le cosce. Per non vedere la sua bimba che non era riuscita a crescere. Per non vedere la sua bimba che non aveva saputo amare fino in fondo. Per non vedere la sua bimba che non aveva avuto coraggio. Per non vedere la carne della sua bimba ancora violentata. Da se stessa però, questa volta.
















lunedì 4 ottobre 2004

SEMPLICEMENTE ABBRACCIAMI

Non chiedermi se ho avuto una cattiva giornata,
una settimana cattiva,
un anno cattivo,
una vita cattiva.
Non chiedermi se ho voglia di parlarne,
se ho voglia di piangere,
se ho voglia di restare un po' solo.
Non chiedermi nulla:
semplicemente abbracciami.
Abbracciami subito.
Tienimi stretto a lungo.

(R.F.)

Ti proteggerò, ti stringerò e ti terrò calda nella mia mente e nel mio cuore in queste notti fredde, in un abbraccio infinito.

















giovedì 30 settembre 2004

"Quando di notte sogno e sono stravolta(o) dal desiderio, e ti odio e ti amo, quando dico ai vicini di casa che qualcuno nella notte mi seduce e poi mi abbandona, e quando loro mi deridono perchè non vedono niente, loro non sanno che parlo di te. Ma ciò che è accaduto qui tra queste mura, che ad altri paiono disordinate e inferme, lo sappiamo soltanto io e te".
(Alda Merini)


Ma l'animale che ci portiamo dentro non ci fa vivere sempre felici...
Ci fa vivere felici solo quando siamo insieme.
Si prende tutto, anche i nostri caffè.
Si prende tutto, anche le nostre sigarette.
Si prende tutto, anche i nostri pensieri.
Si prende tutto, anche ogni nostro istante.
Si prende tutto, anche i nostri giorni.
Si prende tutto, anche le nostre notti.
Si prende tutto, anche i nostri corpi.
Si prende tutto, anche le nostre speranze.
Si prende tutto, anche le nostre paure.
Ci rende schiavi delle nostre passioni... non si arrende mai e non sa attendere.
E l'animale che mi porto dentro vuole te.
E l'animale che ti porti dentro vuole me.
Ma l'animale muore, quando siamo noi.
Muore e lascia spazio a un altro animale... il nostro animale.
















Strappami di dosso questo essere "maschio". Strappami di dosso il miele che a volte mi avvolge, ma poi ridammelo. Prestami la tua mano per farmi scrivere le cose che sento... ti odio profondamente quando ti leggo. Ti odio perché sai darmi sensazioni che io non so dare. Ti odio perché quando scrivi sei anche di altri e di altre. Farmi tornare a ragionare col "cazzo", o strappamelo. Fammi pensare che voi siete solo due categorie: scopabili o non scopabili. Fammi guardare solo fra le gambe, e non al cuore.



Mi sono svegliato stamattina con la malinconia che mi girava nella testa
Senza alcun bisogno di chiedermi perché
Sono andato in cucina, ho acceso una sigaretta
E ho soffiato al cielo le mie ansie.


Fammi vivere, o lascia che loro finiscano quello che hanno iniziato trent'anni fa o giù di lì... lentamente... una dopo l'altra... da accendere, aspirare, godere e poi buttare. E finito un pacchetto ne apro un altro, sempre con le stesse mosse, sempre con la stessa noncuranza di un gesto che fa parte di me, come tu ora fai parte di me.





lunedì 27 settembre 2004

Perché sognare? Perché stare alla finestra? Perché "io vorrei... non vorrei..."
E volere, una volta, no? E volare, una volta, no? E tirare fuori, invece di ricacciare dentro, no?
A volte non capisco...
NOI non c'entriamo in questo... è solo una riflessione su chi passa di qui e tiene il freno a mano tirato.




sabato 25 settembre 2004

Parte di me sospetta che io sia un perdente, e parte di me pensa che io sia Dio onnipotente.

Dio onnipotente fotte il perdente dicendogli che "E' troppo... è troppo anche per uno come te".
E Dio onnipotente intanto pensa... "Vediamo... vediamo se saprai supplicare una mia parola... vediamo se sai gustare le attese fino a farle diventare insopportabili... vediamo se sai sopportare una vera non presenza che ti martella le tempie ogni istante, al punto di sentirti disperata".
Vediamo. Se sarà sì, allora avrai imparato a camminare sola e non sentirai più nessuna dipendenza.





venerdì 24 settembre 2004



Llènate de mì

 


Riempiti di me.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio essere di qualcuno, voglio essere tuo, è la tua ora.
Sono colui che è passato con un salto sulle cose,
il fuggitivo, il sofferente.
Ma sento che è la tua ora,
l'ora che la mia vita cada a gocce sulla tua anima,
l'ora delle tenerezze che non ho mai dispensato,
l'ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutrì di angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi passò solitaria.
Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono questo essere che geme, che brucia, che soffre.
Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta.
No, non voglio essere così.



Perché tu sei la mia rotta. Ti forgiai nella lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, nascesti.
Da me hai preso questo marchio di avidità non saziata.
Da quando li guardo i tuoi occhi sono più tristi.
Andiamocene insieme. Apriamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Fa' vacillare gli assedi dei miei ultimi limiti.


E che io possa, al fine, correre in folle fuga,
inondando le terre come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah Dio mio, questi nodi,
distruggendo, bruciando, abbattendo
come una lava folle quello che esiste,
correre fuori di me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
andarmene.


(Neruda)

mercoledì 22 settembre 2004



Così voglio pensarti... come una bimba golosa che aspetta il suo premio in bocca... e che lo aspetta bendata e a bocca aperta.
A bocca aperta perché tutte le bimbe la protendono così, quando sono golose.
Bendata perché non debba avere importanza di chi è quella mano... basta sapere che è la "sua"... basta sapere solo quello.
Basta sapere che è la mano di chi ha saputo riempirti parte della vita... a cui hai saputo riempire tutta la sua vita.
Basta sapere che è la mano che t'ha schiaffeggiata e fatta soffrire, e non solo nel corpo.
Basta sapere che è la mano di chi t'ha fatto dire "E' troppo... è troppo anche per me".
Basta sapere che è la mano che t'accarezza i capelli quando un treno passa rumoroso e che ti fa spaventare.
Basta sapere che è la mano che t'accompagna sempre... ogni Istante della tua giornata e della tua notte.
Basta sapere che quella mano stringe forte la tua... e non vuole più lasciarla.
Basta sapere che solo la tua bocca aperta, e i tuoi occhi che non vedono, danno un senso all'esistenza di quella mano, e che senza di te si perderebbe in mezzo a tante altre mani anonime.

 

lunedì 20 settembre 2004

Cerchio: la perfezione di due estremi che si fondono. Un cerchio anale: la sublimazione della perfezione.
Tu, invece, sei solo un buco del culo, e non meriti mezza erezione.


sabato 18 settembre 2004



Parole rubate...



 



Tu mi dissodi
e mi getti
il seme d'ortiche
fra le cosce.

la crudeltà
del tuo fuoco
mi gonfia.

ma ripego
nel mio sangue

col ventre aperto
ti spopolo.

A. Koltz

domenica 12 settembre 2004

Regalami plurali...
Spingi e inarcati per dilatare il cerchio perché ci possa guardare dentro.
Rilassa i muscoli per farmi entrare meglio.
Regalami plurali...




sabato 11 settembre 2004



Hai partorito il bastardo... seduta su un cesso.
Concepito da un pensiero, partorito da un polso e benedetto da una croce rovesciata.
Guarda nel vuoto stringendolo forte.
Inizia a leccarlo per togliergli lo sporco, come fanno le scrofe.
Battezzalo d'urina, e dagli il nome che sai.
Dagli quel nome difficile... dagli quel nome che ti contorce le budella a pronunciarlo.
Più lo pronuncerai e più ti farà male, e più lo pronuncerai e più vorrai pronunciarlo.
E mi odierai perché non ti guarirò, ma lascierò spazio alle tue paure senza scacciarle, perché tu possa finalmente gustarne l'essenza fino in fondo.
Ti sentirai bene... intensamente bene... devastatamente bene... e tutti lì... a guardarti con inspiegabili punti interrogativi in testa. Solo i nostri saranno esclamativi.
Ti sentirai bene... fino alla prossima dannazione.

 



E poi mostrati così... come sei io fossi quello specchio...
Poi offrimi i tuoi pochi grammi di carne fra le gambe.
Profumami di sporco.
Inondami di sporco.
"Basta un buco ben usato..."
Mostrameli... mostramene due.
Inchiodaci sopra i miei occhi e le mie voglie.
E se allungherò una mano allora mordila, e che i tuoi denti mi strappino la carne.
E se alzerò la testa allora scalciala, per farmi male.
E se protenderò la lingua, allora strappala e dalla ai cani.
E tienmi lì così... facendomi sognare.
E tienmi lì così... facendomi disperare.
E tienmi lì così... facendomi urlare.
E tienmi lì così... facendomi desiderare.
E tienmi lì così... facendoti odiare.
E tienmi lì così... contando fantasmi che non ti spaventano più.
Uno, due, tre... dodici...
Come una filastrocca dai... Uno, due, tre... dodici... dai... continua.
Falli cadere come gocce in un bicchiere. Ogni goccia produrrà un'anello nell'acqua, che s'allargherà e si spezzerà contro le sue pareti.
Quando anche il dodicesimo anello si sarà spezzato, spacca a terra quel bicchiere. Scendi da lì, baciami sulla bocca e fammi ballare con te sui vetri taglienti.
E non ti chiedo più allora se VUOI ESSERCI...

venerdì 10 settembre 2004



Un abito bianco, strappato di dosso e buttato nel fango. Un demonio ti strapperà quella croce blasfema. Vene azzurre, da strapparti dal petto per legarti i polsi e le tempie, perché nessun pensiero possa sfuggire. Una corona di spine di ferro si sposterà dalla sua testa alla tua per diventare un sudario... e gocce di sangue si rapprenderanno nei tuoi capelli acconciati da sposa. Sarà questo il tuo matrimonio con me. E la sera, prima di darti per la prima notte, t'accoscerai su uno specchio posato a terra. Ti ci specchierai per trovarci la tua essenza... pochi grammi di carne fra le gambe e due buchi che vomitano sporco. Se ci scorgerai anche il tuo volto t'accorgerai che è solo un contorno inutile, come inutile eri, prima che ci scegliessimo. E mi odierai profondamente, con rabbia violenta. E avrai paura di parlarmi, avrai paura di dirmi cose che senti ma che ti spaventano. Ti contorcerai violentemente per trattenerle. Ma le mie dita in gola te le faranno vomitare tutte, e ti stupirai delle tue parole. E te ne starai lì a sentirne un eco contrario... un eco che non s'allontana e ti martella in testa. Ma sorriderai... e dirai "L'ho fatto..."... ti sentirai "invertita". E il tuo volto nelle specchio, questa volta, potrebbe dirti cose diverse che ti stupiranno... ti stupiranno fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?

 





















Violentata dal fuoco che t'accende e che ti trasforma in punto rosso nel buio. Fumata, lentamente, a lunghe pause, fra anelli di fumo che s'inseguono e si dissolvono. Ti consumi in cenere che s'aggiunge per terra a vecchie ceneri che prima o poi scoperò via, o lascierò lì... a mescolarsi insieme.
L'ultima boccata... più intensa delle altre...
L'ultima cosa che vedrai sarà il mio piede... e finirà tutto in un attimo.
E poi a terra fra le tante, sconosciuta fra le sconosciute, anonima fra le anonime... lì... fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?

martedì 7 settembre 2004

Un post vuoto non l'avrebbe accettato Mr. Splinder.
Prova a immaginarlo. Solo il nero dello sfondo. Non il buio... il nero.
Conosci la "non presenza"? Non è sentirsi soli. Sentire una "non presenza", è il panico. E' la "presenza" più devastante che mai si possa provare. E' una "presenza" che non smette mai di essere "presente". E non ci sono attese... solo vuoti. Vuoti di stomaco chiuso, di gola secca. Non inghiotti più, nervi tesi, fughe in angoli bui per scacciarla. E non c'è un istante che non ne colga la "presenza". E ogni istante ha la "i" maiuscola. E in ogni istante la mente grida "No... cazzo... no... vienmi a prendere...".
Forse fra un minuto, forse fra un ora, forse domani... forse mai più. No... lo scacci quel "mai più".
Gli occhi cercano e le orecchie lì... tese a ogni più piccolo rumore.
Questa è una paura.
Questa è un'angoscia.
Puoi solo crollare giù, con la testa fra le gambe, e non ci saranno braccia a sollevarti. Starai lì fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?








lunedì 6 settembre 2004

Ti guardo ancora una volta...
Guardami ancora una volta. Ancora qualche istante di luce bianca, poi, quando chiuderò la porta, solo freddo e luce fioca. Non buio, ma luce fioca. Non uno dei due estremi, ma una banale via di mezzo che renda tutto più difficile da sopportare... quanta ne basta a disturbare il tuo riposo.
T'ho messo una bambola che un uomo ha spogliato per vedere com'era fatta sotto. Che stupido... se voleva vedere com'era fatta una donna bastava me lo chiedesse... l'avrei fatto guardare sotto i tuoi vestiti. Scaldala fra le tue gambe, dagli il tuo odore, glie la restituirò perché l'annusi.
T'ho messo un coniglietto giallo perché tu lo stringa al petto. Cullalo e cantagli la ninna nanna. Una nenia lenta, senza tono nella voce, da ripetere all'infinito, finché anche un pupazzo possa chiudere gli occhi e avere vita.
T'ho messo un oroglogio fatto a cuore. Ti servirà a ricordarti che tu non l'hai, e ti servirà per sentire il tempo che non scorre.
Ho messo un tuo disegno di tanto tempo fa, di quando disegnavi senza che i tuoi polsi macchiassero la carta. Quando le tue dita erano sporche di pastello, e non "sporche" e basta. Quando le tue unghie erano pulite, senza sangue rappreso sotto.
T'ho messo il nastro giallo nei capelli, come allora, e i calzettoni colorati da bambina.
Nella tasca del pigiama t'ho piegato un foglio... un foglio con la poesia d'un adolescente. Non ricordo le parole esatte, ma parla dei suoi sogni... parla d'un lago dorato dove aspettare qualcuno per abbracciarsi forte. Parla d'un lago dorato e di sorrisi da toccare il cielo. D'un lago dorato dove i sogni diventano realtà, dove invecchiare sereni e bagnarsi nudi senza vergogna.
Leggila... una, cento, mille volte... fino a che le lacrime cancellino ogni parola e ti resti solo un foglio bianco, bagnato e stropicciato in mano.
Stringilo forte nel pugno... e stai lì... fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?

domenica 5 settembre 2004







































Potrebbe nascere questo, se il nostro sangue si unisse. Potrebbe nascere questo da un accoppiamento animale. Lo partoriresti nel sangue e senza dolore. VUOI ESSERCI?

Il burattinaio tira i tuoi fili per portarti dove vuole. E neanche permette che tu possa voltarti indietro per vedere la sua faccia. Ti costringerà a ballare anche se non vuoi. Ci saranno sempre spettatori davanti a te ad applaudirti perché lui saprà farti muovere con grazia, senza farti sbagliare i passi. Il sorriso te l'ha dovuto dipingere in faccia, perché sotto non c'è espressione. E quando s'accorge che le tue mani cercano d'afferrare qualcosa che a lui non piace... zac... uno strattone per ridarti i tempi giusti. E quando le tue gambe vorrebbero correre via... zac... un'altro strattone che ti riporta sui "suoi" passi. Se sei fuori tempo non importa... spesso gli occhi degli spettatori guardano lui che ti fa muovere, lui che ti da vita... lo sanno che tu sei finta. E la sera, finito lo spettacolo, ti toglierà il vestito perché non si sgualcisca e non si sporchi, riponendolo con cura. Ti pulirà a fondo, con spugne delicate, perché lo sporco, non resti sul tuo corpo. Controllerà che non ci siano graffi, perché passerebbe da cattivo burattinaio se dovesse mostrarti "danneggiata". E ti riporrà con cura, la notte, avvolgendoti in panni morbidi perché tu possa riposare bene e essere pronta al nuovo spettacolo. Una mattina però non ti troverà più. Qualcuno avrà tagliato quei fili perché tu possa andare dove senti d'andare. Qualcuno avrà tagliato quei fili perché tu possa sognare. Qualcuno avrà tagliato quei fili perché tu smetta d'essere pulita e ti possa tenere i tuoi graffi addosso senza nasconderli e mostrarli con orgoglio. Qualcuno avrà tagliato quei fili per legartene di nuovi, più stretti e dolorosi, che rigano polsi e caviglie, ma che ti lasciano libera di muoverti. E la spugna non sarà delicata, e vestirai un vestito sporco. Nessun panno morbido la notte, ma buttata in un angolo in pose innaturali. Lì... fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?

sabato 4 settembre 2004

Vomito, vomito, vomito... Ci ficco dentro le dita, ci frugo dentro, lo spargo intorno per vedere se t'ho vomitata, per raccogliere i tuoi resti e buttarli nella spazzatura. Le mie mani puzzano, la maglietta è sporca, il mio fiato è disgustoso... lo stomaco, finalmente liberato, mi fa male, non riesce ad aprirsi, gli occhi rossi e lucidi...
Non ci sei dentro... altri avanzi destinati alla pattumiera, ma tu no. Non sarai triturata, non sarai ammassata in altra spazzatura, non diventerai niente in mezzo a altro niente.
Continuerai a restare qui, sconosciuta, madre, sorella, amica, moglie, compagna, puttana, animale, oggetto... cerchio anale... Voglio quest'ultimo o il tuo volto? VUOI ESSERCI?

























Vorrei una casa in un posto lontano, in un posto dove le grida possano essere portate lontano dal vento senza che nessuno le possa sentire, se non io. Vorrei una casa spoglia, con le padelle appese ai chiodi e un rubinetto solo, su un vecchio lavandino, coi nostri piatti sporchi dentro e le tazzine di caffé con rimasugli di zucchero indurito. La vorrei senza corrente elettrica, con moccoli di candele sparsi qua e là nelle stanze dalle pareti sporche. Posaceneri pieni dei mozziconi. I tuoi sporchi di rossetto. Cenere caduta sul tavolino e sulle pagine aperte di un libro che nessuno legge più e che è rimasto lì, dimenticato come i sogni della nostra adolescenza.
Un letto mai più rifatto, lenzuole sporche di nostri umori, mischiati l'uno dentro l'altro e l'impronte dei nostri corpi che ingrigiscono il poco bianco rimasto. Macchie d'una mestruazione anticipata e sangue dei tuoi polsi seccato sul cuscino che abbracci sempre prima di dormire. Nessuna traccia del profumo che t'accompagna quando sei fuori di qui, solo il tuo odore, il tuo sudore. Il bagno con la porta sempre aperta perché tu non abbia nessun momento solo tuo.
Vorrei un giardino, dietro la casa, un giardino incolto dove nessun sguardo possa arrivare. Ci sarebbe una buca in quel giardino. Una buca che ti possa contenere, alta quanto basta per poterci fare i tuoi bisogni, e lunga quanto basta per farti stendere le gambe. E lì staresti, chiusa, col buio, gli insetti e i tuoi escrementi a farti compagnia fin che le grida siano uscite tutte fuori, fin che riuscirai a vomitarmi addosso tutto il tuo odio per te stessa e per me, che sarò seduto fuori ad ascoltarti. E ci pianterei un palo, in questo giardino, dove legarti un giorno che la pioggia scendesse fortissima. La testa piegata in avanti e le gocce tanti piccoli sassi che ti colpiscono forte, fin che il dolore diventi difficile da sopportare e le lacrime si mischino alla pioggia che ti scende addosso. Ti guarderei dormire, poi, con la pelle arrossata dal freddo e dalle frustate della pioggia, in mezzo al fumo delle mie sigarette. Donna o animale? Sentimento o solo un organo sessuale? Chi si usa di più?
Siamo indispensabili l'uno all'altro, ma vorrei te ne andassi senza voltarti indietro, senza salutarmi. Lasciati inghiottire ancora dalla tua vita... fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?

lunedì 30 agosto 2004



Mi son distratto solo per un istante... e ti ho intravista nello specchio della mia anima a pezzi. VUOI ESSERCI?

domenica 29 agosto 2004

Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno è qui tra le mie mani. Le parole sono proprio inutili, possono solo fare del male. VUOI ESSERCI?

sabato 28 agosto 2004

Non è importante quello che puoi pensare tu che capiti qui per caso e non ritornerai. Importa quello che pensi tu, tu che ritorni. Importa che puoi pensare che i tuoi pensieri, i tuoi desideri, i tuoi bisogni, le tue pulsioni non sono solo fantasie da lasciare nel cassetto. Importa che tu possa pensare che una porta aperta l'avrai per volare dove gli altri non possono, non sanno andare. VUOI ESSERCI?

martedì 24 agosto 2004

Io faccio delle cose, tante cose, e ne immagino ancora delle altre. E tu? ESISTI?

Voglio dimenticare la figura che proponi... grattare via la vernice che ti ricopre e scoprire tutte le differenze che gli altri non possono vedere. ESISTI?

Non mi interessa sapere chi conosci, né come e perché ti trovi qui.... Voglio sapere se starai in piedi con me al centro del fuoco, senza tirarti indietro. (O.M. Dreamer)
ESISTI?


lunedì 23 agosto 2004

domenica 22 agosto 2004

Le strade dei miei bassifondi possono essere di una bellezza straordinaria ma sono anche malsane e insicure, e se ti ci addentrerai non ci sarà nessuno che potrà proteggerti, se non io. ESISTI?

Desideri liquidi... dei tuoi liquidi addosso che scivolano sul mio viso e sulle mie labbra. Assaporarli adagio... farli entrare dentro di me così che anche le tue parti "sporche" mi entrino dentro fisicamente e non solo nella testa. Dammeli... ESISTI?

sabato 21 agosto 2004

La bellezza del corpo si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quello che è sotto la pelle, rabbrividirebbero alla visione della donna. E se ti ripugna toccare il muco o lo sterco con la punta del dito, come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco?
(U. Eco; Il nome della rosa)


Io invece voglio abbracciare tutto... ESISTI?


giovedì 19 agosto 2004

Qualsiasi cosa tu voglia fare... o sogni di fare... inizia a farla. ESISTI?

Diventa come tutti se lo vuoi... Resta pulita. Non riuscirò a penetrarti con la mano per strapparti l'anima e non restituirtela più. Non riuscirò a devastare la tua mente e il tuo corpo. Non pensare a cosa sarà... se nascono emozioni è tutto bellissimo. Ma non diventare come tutti per colpa di tutti... ESISTI?

mercoledì 18 agosto 2004

Beh... lo scrivo anche qui. Mi farebbe piacere che l'utente anonimo che m'ha lasciato qual "Grazie" nei commenti del 17 agosto, m'illuminasse sul suo significato, caso mai ripassasse da queste parti.

"Se c'è qualcosa che odio, è sicuramente il buon gusto: per me è una parolaccia".
Helmut Newton


Prova a smettere di essere. Prova a diventare uno zero. Di per se stesso lo zero non ha valore, ma affiancato a un altro numero ne diventa parte integrante, indivisibile e ne aumenta a dismisura il valore. Anche lo zero-zero ha significato. ESISTI?

Pochi sono gli uomini che non abbiano sognato di possedere una Justine. Ma una donna, che io sappia, non aveva mai sognato d’essere Justine. O comunque non l’aveva sognato ad alta voce, con questa fierezza dei lamenti e delle lacrime, questa violenza ammaliatrice, questa avidità di sofferenza e questa volontà, tesa fino alla lacerazione e alla rottura. Donna, può darsi, ma con qualcosa del cavaliere e del crociato. Come se in lei ci fosse una duplice natura, o come se il destinatario della lettera le fosse così vicino, in ogni istante, da indurla ad assumere i suoi gusti e la sua voce.
Jean Paulhan (Nota di copertina d'Histoire d'O)


Justine... O... ESISTI?


Parole, parole, parole, parole... sempre e solo tante parole. Ma se per una volta queste parole diventassero realtà? ESISTI?

Vorrei un pensiero "pulito". Vorrei immaginarmi a camminare, magari con un gelato in mano, a ridere e scherzare mano nella mano. Progetti, coccole, sguardi dolci. Invece ti penso solo tremante... a occhi bassi, col trucco sciolto dalle lacrime, quelle lacrime che gli altri non capiscono ma che fanno parte di noi, del nostro voler essere. Una goccia di sangue sul tuo seno appena tolto un ago... e il suo sapore sulla mia lingua, e poi un altro, un altro ancora... guardare i tuoi occhi e i denti stretti per non far uscire dalla bocca la parola "basta". Poi sorreggerti e stenderti sul letto e stare lì a sentirti respirare, ammirare la forza che sai sempre tirare fuori e sentire la voglia di condividere diversamente le cose, ma tu non accetterai mai che io stia da quella parte. Dovrò portarti anche a quello perché il mai non possa esistere, non deve esistere. No... non posso avere pulizia. Ma che ne sanno... ESISTI?

martedì 17 agosto 2004

Un animale... solo un animale a quattro zampre. E non importano i tuoi sentimenti, se ne hai... se ne hai mai avuti. Un'animale che si offre senza pudori, da prendere e riporre alla fine per poi riprenderti. E sporca... sporca fuori e sporca dentro. E quel tuo sporco portalo sempre con te, anche quando metti la mascherina di tutti i giorni. ESISTI?

Voglio i tuoi liquidi... Voglio scambiarli fra di noi... Qualsiasi essi siano. ESISTI?

lunedì 16 agosto 2004

Oscar Wilde: "le cose che nella vita danno piacere o sono illegali o sono immorali o fanno ingrassare".
Ok Oscar... Ingrassare posso sempre, immorale lo sono. Resta l'illegalità, ma per quella basta anche solo quella mentale. Manchi tu... ESISTI?


In genere dico sempre quello che penso veramente. Ma oggigiorno è diventato un grave errore poichè si rischia di essere fraintesi (O. Wilde)
E poi, aggiungo io, a chi parlare? ESISTI?


A un certo punto quasi tutti si fermano e forse tu avevi bisogno tanto di più. Perché allora darti quello che puoi avere da chiunque? Sarei solo uno fra i tanti. Andiamo oltre. ESISTI?

Ho voglia di dolore. Puoi farmi male? Non l'ho mai provato... l'ho sempre dato e non riuscivo a guardare altro che quegli occhi. Come saranno i miei? Siediti sulla mia bocca e soffocami, schiaffeggiami, calpestami. Fino a dove devo spingermi per farti capire? Io sono sempre stato dall'altra parte, ma chi era più forte? Chi aveva più bisogno l'uno dell'altro? Chi sapeva stare solo e chi no. Fammi pagare tutto questo. ESISTI?

venerdì 6 agosto 2004

Io sono, tu sei, egli è... voce del verbo Essere. Ma poi cosa vuol dire:Io sono? Bisognerebbe spiegare cosa si è, ma i cani bastonati mordono se provi a fargli una carezza. Dipende da quanti morsi sei disposto a prendere. Io davvero ne prenderei tanti se penso valga la pena d'accarezzare quel cane. Un'altra sfaccettatura di chi vorrebbe scopare nella merda. Ma è poi così cattiva se è di "quella persona"? Cosa ci può essere di sgradevole in "quella persona"? La voglia di comunione è così estrema? Fedele al marito... fedele all'immagine... entra nel disgustoso nido d'amore perverso.

giovedì 5 agosto 2004

Se sei una donna non riesco a interessarmi più di tanto... non so perché. Bellezza, simpatia, sono importanti forse per tanti. Io vorrei che tu smettessi di essere, d'essere una "persona" e abbandonassi tutte le regole morali che t'hanno inculcato per poterti avvicinare meglio al mondo animale: mondo d'istinto dove sopravvive solo l'istinto di conservazione.

Beh... sono contento che al primo approccio, senza nemmeno tentare un dialogo, m'hanno detto che non capisco un cazzo. Incoraggiante direi. Comunque c'è da levarsi tanto di cappello a chi capisce tutto. Beati loro. Ho fatto questo, quello, quell'altro... azz, quanta esperienza buttata via se poi si piange di solitudine sul proprio blog. Ma sono 'sbagliato' io, che non capisco un cazzo e che scelgo volontariamente la strada della degradazione. E a chi non interessa è inutile che venga qui a fare pistolotti e morali. Ci sono migliaia di blog da leggere. E' un percorso come un altro. D'altronde è stata la normalità di tutti i giorni m'ha portato a questa scelta. Difficile da capire e difficile da spiegare... da qui quel nothing to say. Vivere, o per lo meno provarci. Prendersi per mano e andare dove si sente la voglia d'andare... senza obblighi, senza forzature, senza catene psicologiche, ma con catene reali. Dom, sub, Master, Mistress... tutte etichette da strappare e buttare nel cesso. Solo due anime che fanno lo stesso percorso.

Diventare anonimo e piatto è più triste che scomparire.

mercoledì 4 agosto 2004

Ma l'altra mia faccia, quella più vera, vorrebbe scoparti in mezzo alla merda, tua, mia, e altri liquidi, in caso ci venisse sete. Ma tu non esisti, sei solo un prodotto per depravati... o sì? Magari da qualche parte ci sei e hai bisogno di vergognarti di te stessa appena sveglia la mattina, prima di rimescolarti all'ambiente che ti gira intorno, preoccupata che si senta ancora un po' dell'odore che avevi addosso prima di ricalarti nella tua normalità. Desiderio e fuga, fuga e desiderio. No... mai più, ma più, ma dove sto andando, dove mi sta portando... dove mi lascio portare... ancora più giù... E noi, ancora più su. Ma dove gli altri non sanno andare, dove ci si sporca dentro e fuori, e si vive solo volendo scappare via dal vortice che c'ha preso, ma incapaci di non ritornarci. Ti prendo, mi prendi, ma solo noi sappiamo come, e ci lasciamo solo per un attimo con le nostre puzze addosso. Vomitate pure voi che leggete, non me ne frega un cazzo, e grazie se non ritornate più qui o se ritornate troverete di peggio. Quello che voglio e quello che penso lo dedico solo a chi può capire. Ma so che qualcuna, passando magari per caso, forse comincerà a farsi qualche domanda sulle sue pulsioni e si domanderà se davvero vale la pena di tenerle lì, sottoterra o se vale la pena di cominciare a scavare e portarle fuori.

Niente da dire... ho provato a parlare nella realtà, ma nessuno vuole ascoltare. Ma poi chi se ne frega. La realtà adesso è solo virtuale e nessuno ha più bisogno d'amore, o almeno non ha voglia di chiederlo o di darlo, o di prendere il rischio di soffrirci. Meglio lamentersi qui e piangersi addosso un po' e dirsi non ho nessuno d'amare? Ma un amore "normale" è banale, un amore da sms e bacini, parole dolci e coccole... ci vuole altro per impegnare la testa, il cuore... ci vuole l'estremo, da creare insieme, fuori da s. valentino e da un blog mielato. Astenersi da commenti tipo "dai, la vita è bella e può sorridere da un momento all'altro" se no vi mando affanculo. Anzi, i commenti che il vostro cervellino ben pensante vi suggerisce, ficcateveli nel c...!