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sabato 4 settembre 2004























Vorrei una casa in un posto lontano, in un posto dove le grida possano essere portate lontano dal vento senza che nessuno le possa sentire, se non io. Vorrei una casa spoglia, con le padelle appese ai chiodi e un rubinetto solo, su un vecchio lavandino, coi nostri piatti sporchi dentro e le tazzine di caffé con rimasugli di zucchero indurito. La vorrei senza corrente elettrica, con moccoli di candele sparsi qua e là nelle stanze dalle pareti sporche. Posaceneri pieni dei mozziconi. I tuoi sporchi di rossetto. Cenere caduta sul tavolino e sulle pagine aperte di un libro che nessuno legge più e che è rimasto lì, dimenticato come i sogni della nostra adolescenza.
Un letto mai più rifatto, lenzuole sporche di nostri umori, mischiati l'uno dentro l'altro e l'impronte dei nostri corpi che ingrigiscono il poco bianco rimasto. Macchie d'una mestruazione anticipata e sangue dei tuoi polsi seccato sul cuscino che abbracci sempre prima di dormire. Nessuna traccia del profumo che t'accompagna quando sei fuori di qui, solo il tuo odore, il tuo sudore. Il bagno con la porta sempre aperta perché tu non abbia nessun momento solo tuo.
Vorrei un giardino, dietro la casa, un giardino incolto dove nessun sguardo possa arrivare. Ci sarebbe una buca in quel giardino. Una buca che ti possa contenere, alta quanto basta per poterci fare i tuoi bisogni, e lunga quanto basta per farti stendere le gambe. E lì staresti, chiusa, col buio, gli insetti e i tuoi escrementi a farti compagnia fin che le grida siano uscite tutte fuori, fin che riuscirai a vomitarmi addosso tutto il tuo odio per te stessa e per me, che sarò seduto fuori ad ascoltarti. E ci pianterei un palo, in questo giardino, dove legarti un giorno che la pioggia scendesse fortissima. La testa piegata in avanti e le gocce tanti piccoli sassi che ti colpiscono forte, fin che il dolore diventi difficile da sopportare e le lacrime si mischino alla pioggia che ti scende addosso. Ti guarderei dormire, poi, con la pelle arrossata dal freddo e dalle frustate della pioggia, in mezzo al fumo delle mie sigarette. Donna o animale? Sentimento o solo un organo sessuale? Chi si usa di più?
Siamo indispensabili l'uno all'altro, ma vorrei te ne andassi senza voltarti indietro, senza salutarmi. Lasciati inghiottire ancora dalla tua vita... fino alla prossima dannazione. VUOI ESSERCI?

1 commento:

  1. Descrizione forte , sentita, non uno scritto anonimo, ma cè vibrazione in queste parole.. e anche se da quando le hai scritte è passato del tempo, tutto è rimasto intatto.. vivo.Ho visto quel giardino.

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